Rinascere Vigevano – Voci di mamme, forza di donne

Sono parole semplici, ma forti. Emozioni che spesso non trovano spazio nelle immagini, ma che diventano memoria viva quando vengono raccontate.

La maternità non è fatta solo di fotografie dolci e sorrisi perfetti. È un viaggio intimo, pieno di attese, paure, sogni e piccoli miracoli quotidiani.

Con il progetto Rinascere Vigevano ho voluto raccogliere le voci delle mamme, perché ognuna di loro porta con sé una storia unica e preziosa.

Qui troverete alcuni estratti dalle interviste: piccoli frammenti che parlano di amore, coraggio e rinascita.

Alice

 

Tutto è iniziato con un presentimento in montagna: al primo tratto di discesa, un forte senso di svenimento mai provato prima. Qualche giorno dopo, alle terme con il marito, il test è risultato positivo e la felicità è stata immediata. I nonni l’hanno saputo quasi subito, con una coincidenza che ha fatto sorridere tutti: la zia della suocera aveva appena raccontato al telefono di aver sognato di tenere in braccio una bambina che non era l’altra nipote.

Ora la gravidanza è alla 35ª settimana: il pancione cresce “a vista d’occhio”, la sera la piccola si muove spesso, di notte — per ora — lascia dormire. Niente voglie particolari, solo il desiderio forte di conoscerla. Il nome è deciso: Aurora.

Krizia

 

La seconda gravidanza è arrivata in modo semplice, quasi casuale: un test fatto in bagno al lavoro, senza aspettative, mentre si organizzava un viaggio. “Non vedevo l’ora di tornare a casa per dirlo a mio marito”, ricorda. La scena sulla porta — gli occhi chiusi, il test tra le mani di lui, l’abbraccio — è rimasta incisa.

Oggi è alla 22ª settimana: la bimba si fa sentire soprattutto la sera, con piccoli calci che accompagnano l’addormentarsi. La gioia è sentirla e vederla; il pensiero, non far mancare le attenzioni al primogenito.

Il nome c’è già: Lavinia.

Krizia si sente serena anche perché è seguita con cura all’ospedale di Vigevano dalla ginecologa Silvia Rigoni: fidarsi dei medici, per lei, significa trasformare il parto in un ricordo bello.

Chiara

 

Ciao, sono Chiara, ho 20 anni e questa è la mia prima gravidanza. Aspetto Giuseppe.

Il momento in cui l’ho scoperto non lo dimenticherò mai: il ciclo non arrivava, abbiamo fatto il test insieme e… positivo. All’inizio c’è stato un po’ di panico, perché siamo giovani e ci siamo chiesti “e adesso che facciamo?”. Poi abbiamo capito che era la scelta più bella della nostra vita.

I nonni lo hanno saputo una settimana dopo, sul divano, in famiglia. Io dico: “vi devo dire una cosa” e mia cognata subito: “sei incinta?”. E io: “eh sì!”. Dopo lo stupore iniziale, la gioia è stata grandissima.

Ora sono a 36 settimane: Giuseppe si muove tantissimo, soprattutto la notte, con calci e feste continue. All’inizio andavo matta per i cetriolini, adesso invece per i dolci — e qualche chilo in più me lo porto!

La mia più grande gioia sarà stringerlo tra le braccia dopo tutta questa attesa. La paura? Il futuro. Ma so che sarò una mamma comprensiva e che troveremo il nostro equilibrio.

Giuseppe è stato scelto anche nel nome con un segno speciale: abbiamo scritto vari nomi su dei foglietti e, pescando, tutti abbiamo tirato fuori lo stesso — Giuseppe. È anche un modo per ricordare il nonno del mio compagno, che non c’è più.

Il papà nel frattempo mi chiama “pinguino”, perché ormai cammino così, e chiama il bimbo “Peppino”, con mille bacetti.

A Giuseppe direi questo: sei stato tanto aspettato, non vediamo l’ora di crescere con te. Non saremo sempre perfetti, perché fare i genitori è la cosa più difficile del mondo, ma ci ameremo e ci sopporteremo sempre — da piccoli, da adolescenti e da grandi.

Veronica

 

Per Veronica questa seconda gravidanza è stata un fulmine a ciel sereno, desiderata dalla primogenita Celeste — arrivata, a sua volta, dopo un percorso lungo e faticoso. Il primo parto le ha lasciato un ricordo difficile, e proprio per questo ha scelto di tornare a partorire a Vigevano: negli ultimi mesi ha trovato empatia, ascolto, gentilezza. “Voglio partorire nella mia città, dove siamo nati io, mio marito e nostra figlia”, dice.

La bimba si chiamerà Vittoria: un nome che contiene un augurio e una rivincita. È una vittoria fisica — la gravidanza è stata tosta, con molte visite — e anche psicologica, dopo un anno segnato dalla perdita di una persona cara. Veronica è oltre termine: l’attesa è piena, le braccia sono già aperte.

Desi

 

Quando ho fatto il test di gravidanza del mio terzo bimbo, non riuscivo a crederci. Ho iniziato a piangere e urlare di gioia, tanto che mio marito al telefono non sapeva cosa dire e si è messo a ridere della sua solita risata isterica.

Questa attesa è stata diversa dalle altre: all’inizio non sopportavo più i dolci, io che non iniziavo mai la giornata senza brioche e cappuccino. Poi, pian piano, sono tornata a mangiare di tutto.

Ora sono alla 35ª settimana e Nicolò è già un piccolo terremoto: la sera, appena mi sdraio, comincia a muoversi senza sosta, e a volte mi sveglia pure di notte. Le sue sorelle non vedono l’ora di conoscerlo, e io sogno il momento in cui li vedrò tutti e tre insieme.

Aspettarlo è un misto di emozione e timore: all’inizio temevo che la sua nascita potesse rompere l’equilibrio che avevamo trovato con le bambine più grandi. Ma adesso sento solo impazienza e felicità.

A Nicolò vorrei dire: stai arrivando in una famiglia un po’ matta, ma piena di amore. E non vediamo l’ora di accoglierti.